TAVOLA SMERALDINA
Caratteristiche, storia, significato e natura della Tavola Smeraldina.
La cosiddetta Tavola Smeraldina è un leggendario scritto, attribuito a Ermete Trismegisto, che sarebbe stato originariamente inciso su una lastra di pietra verde o addirittura di smeraldo.
Dobbiamo tuttavia tener presente che gli smeraldi della nostra immaginazione, quelli verdi, traparenti, meravigliosi e lucenti non sono mai esistiti (soprattutto in Egitto) in dimensioni tali da poterne ricavare addirittura delle lastre. Al massimo può essersi trattato di lastrine di smeralduccio verde-bianchiccio e piuttosto opaco.
LO SMERALDO
Lo smeraldo è una varietà del minerale il cui nome è berillo. Si tratta di un ciclosilicato che forma usualmente cristalli a forma di prisma esagonale. Il berillo prende vari nomi commerciali secondo il suo colore, fra l’altro esso viene chiamato con i nomi acquamarina, smeraldo, morganite ed eliodoro.
Quando si presenta con una colorazione verde (con tonalità fra il giallo-verde e il verde-blu) e il suo colore è prevalentemente dovuto alla presenza di cromo, allora il berillo, nella prassi commerciale, prende il nome di smeraldo.
Questo minerale è noto e apprezzato già dall’antichità ed è certo che in Egitto vi fosse una miniera dalla quale si estraevano tali gemme, anche se la loro qualità era piuttosto scadente. Altri smeraldi presumibilmente provenivano dall’Estremo Oriente.
Sempre in Egitto venivano anche estratte delle pietre verdi con una tonalità un po’ tendente a verde-giallo il cui nome è peridoto.
La parola smeraldo, che al giorno d’oggi ha un significato abbastanza chiaro, nell’antichità era assai meno precisa. Sia i Greci che gli Egizi, infatti, usavano chiamare con questo nome vari tipi di materiali. Fra gli altri, erano chiamati “smeraldi” le forme di diaspro verde e il peridoto. Dunque il nome Tavola di Smeraldo, che a noi suona affascinante anche perché lo colleghiamo alla gemma omonima, in realtà, potrebbe facilmente significare Tavola di Diaspro verde o Tavola di Peridoto e forse altro ancora.
TESTI ERMETICI
La tavola smeraldina è uno dei testi che si fanno risalire all’autore mitologico Ermete Trismegisto. L’epoca in cui tale autore sarebbe esistito è indefinita, anche se essa certamente viene inquadrata nell’ambito della storia dell’antico Egitto. Allo stesso modo è ignota l’epoca in cui il testo fu composto. Secondo la leggenda, tuttavia, il ritrovamento del testo originario inciso su smeraldo sarebbe avvenuto in Egitto, prima del Cristianesimo.
La Tavola Smeraldina rientra in un gruppo di scritti che nel suo complesso va sotto il nome di Corpus Hermeticus, generalmente attribuiti allo stesso autore. In realtà i diversi scritti sono stati composti in periodi successivi e probabilmente in epoche e da autori diversi.
Già verso il II o III secolo a.e.c. iniziarono a diffondersi una serie di testi greci attribuiti alla figura di Ermete Trismegisto. Nell’antichità l’abitudine di attribuire i propri scritti ad altri autori era molto diffusa. Questa prassi garantiva a quegli scritti autorevolezza e diffusione. Anche alcune delle epistole paoline, per fare un esempio diverso, sono dei testi di autori sconosciuti falsamente attribuiti a san Paolo.
Quale che fosse l’autore reale, della Tavola Smeraldina originaria (che sarebbe stata incisa su una pietra verde) non sono mai state trovate tracce. Esistono leggende su dove essa potrebbe essere sepolta, ma nessuna notizia credibile di qualcuno che l’abbia mai realmente veduta. In una delle leggende, dopo essere stata incisa nella pietra (o in una lastra di smeraldo) mediante l’uso di una punta di diamante, la Tavola Smeraldina sarebbe stata ritrovata da Sara, moglie di Abramo. Secondo altre leggende gli scopritori sarebbero stati altri.
L’insieme dei testi attribuiti a Ermete Trismegisto, detti anche testi ermetici, si ampliò nel tempo e la tradizione ermetica si diffuse nell’Impero Romano e, in particolare, in Grecia ed Egitto. Con la caduta dell’Impero e le invasioni arabe, le tradizioni ermetiche egiziane furono assimilate dalla cultura araba e si svilupparono assieme alle conoscenze alchimistiche. In questo modo la tradizione ermetica continuò a evolversi in due ambienti culturali distinti, quello cristiano e quello arabo-musulmano.
LA TAVOLA SMERALDINA
Nel corso del tempo, il testo di autore ignoto venne riprodotto numerose volte sia in ambiente cristiano che musulmano. La più antica versione che ce ne sia giunta è araba e risale al IX secolo e.c.. È certamente possibile, ma non accertato, che essa costituisca una traduzione di una più antica versione greca.
Con la dffusione di versioni più recenti del testo della Tavola, iniziarono a diffondersi anche testi di commento al suo contenuto.
Come tutti i testi ermetici, anche la Tavola Smeraldina fu considerata centrale nella cultura alchemica e venne quindi legata ai diversi temi tipici dell’alchimia.
SVILUPPI RECENTI
La tradizione alchemica perse vigore con lo sviluppo della scienza moderna, ma gli scritti ermetici (e, fra essi, la Tavola Smeraldina) tornarono in auge nell’ambito delle scuole occultistiche che fiorìrono fra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo.
Proprio dagli scritti ermetici hanno origine alcuni concetti che compaiono ancora oggi con frequenza soprattutto nel contesto della cultura new age o delle nuove forme di spiritualità magico-esoterica.
TESTO E COMMENTI
testo latino | testo italiano | commenti |
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1 “Verum, sine mendacio, certum et verissimum. | 1° E’ vero, è vero senza errore, è certo e verissimo. | Affermazione sull’assoluta certezza dei concetti che seguono, al di là dei possibili errori nella pratica o delle incertezze e dei dubbi. Si tratta di un richiamo a un atteggiamento che sappia valicare i limiti della ricerca personale per basarsi sulla fiducia assoluta nell’insegnamento ricevuto. |
2 Quod est inferius est sicut quod est superius; et quod est superius est sicut quod est inferius, ad perpetranda miracula rei unius. | 2° Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, al fine di compiere il miracolo di una cosa sola. | Il “miracolo di una cosa sola” è l’oggetto della Tavola e presumibilmente è la stessa cosa che alla fine viene definita “operazione del Sole”. Questo miracolo, probabilmente una trasformazione alchemica reale o simbolica è la chiave della relazione fra le cose su diversi piani. La relazione fra ciò che è sopra e ciò che è sotto viene presentata non come assoluta, ma come relativa alla realizzazione del “miracolo di una cosa”. Il concetto di uno, una cosa o unità viene ripreso anche nei punti successivi. |
3 Et sicut omnes res fuerunt ab uno, mediatione unius, sic omnes res natae fuerunt ab hac una re, adaptatione. | 3° Come tutte le cose sono sempre venute dall’uno, attraverso l’uno, così tutte le cose sono nate per adattamento di questa cosa unica. | Le cose vengono dall’uno e non si fa riferimento necessariamente all’Uno della divinità. |
4 Pater ejus est Sol, mater ejus Luna; portavit illud Ventus in ventre suo; nutrix ejus Terra est. Pater omnis telesmi totius mundi est hic. Vis ejus integra est si versa fuerit in terram. | 4° Il Sole ne è il Padre, la Luna è la Madre, il Vento l’ha portato nel suo ventre, la Terra è la sua nutrice. Il Padre di tutti i segreti (telesma1) di tutto il Mondo è qui; La sua potenza è illimitata se sarà stata convertita in terra. | L’espressione “convertita in terra” non fa riferimento alla Terra in quanto pianeta, ma piuttosto alla terra in quanto elemento distinto da aria, acqua e fuoco. Tale elemento rappresenta la parte pesante e secca delle cose e quindi, per estensione, la materia stessa. |
5 Separabis terram ab igne, subtile a spisso, suaviter, cum magno ingenio. Ascendit a terra in caelum, iterumque descendit in terram, et recipit vim superiorum et inferiorum. | 5° Tu separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso, dolcemente, con grande capacità. Ascende dalla Terra al Cielo, subito ridiscende in Terra, e raccoglie la forza delle cose superiori e inferiori. | Anche qui la terra e il fuoco sono due dei quattro elementi. Subito dopo, invece, ci si riferisce alla Terra in quanto contrapposta al Cielo, come nel mito della Creazione in cui la Terra viene creata assieme al Cielo, ma distinta da esso (In principio Dio creò il cielo e la terra, Gn 1;1) |
6 Sic habebis gloriam totius mundi. Ideo fugiet a te omnis obscuritas. Haec est totius fortitudinis fortitudo fortis; quia vincet omnem rem subtilem, omnemque solidam penetrabit. | 6° Così avrai la Gloria del Mondo intero, e di conseguenza ogni oscurità si allontanrerà da te. Questa è la forte forza di ogni forza, perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida. | |
7 Sic mundus creatus est. | 7° È in questo modo che il Mondo è stato creato. | Con riferimento al processo indicato al punto 5. |
8 Hinc erunt adaptationes mirabiles, quarum modus est hic. | 8° Da qui verranno meravigliosi adattamenti, la cui regola è qui (indicata?). | Il termine latino modus ha vari significati fra i quali: modo, maniera, misura, ritmo, estensione, quantità, limite, regola, ritmo, suono e norma. La scelta dell’uno o dell’altro può portare a diverse interpretazioni della frase. Purtroppo non esiste alcun criterio certo per scegliere il significato più corretto e la cosa migliore da fare e tenerli tutti presenti. Personalmente propendo per preferire la traduzione con “regola” o “criterio”. |
9 Itaque vocatus sum Hermes Trismegistus, habens tres partes philosophiae totius mundi. | 9° E’ per questo motivo che io venni chiamato Ermete Trismegisto, perché possiedo le tre parti della filosofia del Mondo. | |
10 Completum est quod dixi de operatione Solis.“ | 10° Ciò che ho detto dell’operazione del Sole è perfetto e completo. | L’insieme di quanto descritto nella Tavola viene definito “operazione del Sole” |
CONSIDERAZIONI SUL TESTO
Come si vede con chiarezza dalla lettura dl testo, i contenuti sono decisamente oscuri e apparentemente privi di qualsiasi senso decifrabile.
L’interpretazione è stata tentata innumerevoli volte con risultati diversi. Al di là di qualsiasi opinione più o meno autorevole, la realtà è che il significato autentico del testo è destinato quasi certamente a rimanere per sempre ignoto e aperto a tutte le opinioni.
Il disegno che accompagna frequentemente la Tavola Smeraldina a partire dal tardo XVI secolo porta nella cornice le parole “Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem” la cui traduzione è Visita l’interno della Terra e rettificando troverai la pietra nascosta. Le iniziali delle parole latine compongono il termine vitriol, con il quale si indicava l’acido solforico.
COME IN ALTO, COSÌ IN BASSO
L’espressione come in alto, così in basso è stata ripresa in molti contesti e viene spesso citata anche oggi. Fra l’altro occorre citare la presenza di questa frase nel Kybalion.
Il testo originario della Tavola Smeraldina in realtà dice una cosa molto diversa da quella che comunemente viene riportata: “ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, al fine di compiere il miracolo di una cosa sola“. La parte finale della frase, che tutti dimenticano, è decisiva. Non si tratta di un principio universale per cui ogni cosa a un certo livello corrisponde a una cosa analoga nei livelli superiori o inferiori, ma piuttosto di una frase che fa strettamente riferimento al “miracolo di una cosa”. Resta cosa da comprendere a cosa corrisponda questo miracolo.
Purtroppo praticamente tutti i testi successivi, incluso il Kybalion reinterpretano a modo loro la frase Tavola Smeraldina travisandone il significato.
Nel Kybalion il testo viene preso come affermazione generale del fatto che deve esistere una corrispondenza fra le leggi e i fenomeni di diversi piani.
IL MITO DELLA SCOPERTA DELLA TAVOLA
La Tavola di Smeraldo è giunta a noi in molte versioni. La più antica compare come appendice in un testo arabo probabilmente composto nel IX secolo e.c.. Questo testo è conosciuto come Libro del Segreto della Creazione.
Nell’introduzione del libro si racconta, fra l’altro, come Balînûs (Apollonio di Tiana) si introduca in una cripta, al di sotto della statua di Ermete Trismegisto, e ritrovi un la Tavola di Smeraldo, assieme a un antico libro, stretta nelle mani di un antica salma seduta. Il significato della Tavola di Smeraldo e del fatto che essa appaia come appendice nel libro citato, è stato lungamente dibattuto. Fra le interpretazioni più recenti e credibili vi è che essa costituisse un testo di magia.
Il racconto della scoperta degli insegnamenti nascosti di Ermete si ritrova in varie forme anche in altri libri. In uno di essi un filosofo greco, mentre si trova nel tempio di Serapide, riceve la visione di un uomo vecchio e bellissimo seduto su una sedia. L’uomo tiene una tavola su cui appoggiato un libro. Il filosofo chiede chi sia l’uomo e la risposta che ottiene è che si tratta di Ermete Trismegisto, mentre il libro che egli ha davanti è uno di quelli che contengono i segreti da lui stesso celati dallo sguardo degli uomini.