ONICI NERE

Onice è il nome commerciale di una varietò di agata (che a sua volta è un calcedonio). L’agata può presentare differenti colorazioni e, quando si presenta con bande parallele di colore bianco, grigio o nero viene definita onice. Onice nera è quella parte delle masse di onice che hanno colore nero.

Le pratiche estrattive moderne prevedono che il materiale, inizialmente estratto con gli esplosivi, venga frammentato con macchinari appositi fino alle dimensioni desiderate. In questo processo i pezzi bianchi si mescolano con quelli grigi e con quelli neri o quasi neri, mentre la grande maggioranza dei frammenti non avrà neppure un solo colore, ma piuttosto presenterà sfumature e bande di colore.
A quel punto separare a mano i pezzi in base al colore sarebbe costoso e i produttori se ne guardano bene: prendono tutto il materiale in massa e lo sottopongono a un processo di tintura trasformando il tutto in onice nero (più pregiato e richiesto in gioielleria).
Dopo la fase di tintura, individuare ciò che era già nero per natura da quello che era invece bianchiccio o grigiastro o sfumato, ma poi è diventato nero grazie alla colorazione artificiale è praticamente impossibile per chi compra.
La situazione è talmente degenerata che in uno dei maggiori siti web di gemmologia si può leggere che: “La prassi di tingere (l’onice) è talmente pervasiva che la maggioranza dei certificati gemmologici di onici nere (senza neppure verificare) segnala direttamente che la pietra è “probabilmente tinta”. Lo stesso sito invita a considerare come “trattata” qualsiasi pietra in cui l’assenza di trattamento non venga esplicitamente garantita.
Oltre alla sgradevole pratica della tintura, le onici sono soggette a essere imitate con materiali diversi.
L’unica soluzione per non farsi prendere in giro e per scoraggiare queste pratiche disoneste è evitare completamente tutta l’onice nera di qualsiasi provenienza.