PALO SANTO
Palo santo è un’espressione che significa semplicemente “legno santo” o “legno sacro”. Essa indicava quei tipi di legno che, nelle tradizioni delle diverse zone del Sud America, soprattutto dal versante del Pacifico, erano considerato considerati portatori di proprietà benefiche di vario tipo. La più importante era la capacità di dissolvere gli influssi negativi e, talora, favorire la guarigione da quei malanni che si ritenevano dovuti a tali influssi.
generalità
Nel mondo odierno, ci si riferisce con l’espressione palo santo, soprattutto al legno dell’albero il cui nome scientifico è Bursera graveolens. Questa pianta appartiene alla stessa famiglia (le Burseraceae) che comprende anche le piante da cui si estrae l’incenso e quelle da cui viene la mirra.
Il legno di Bursera graveolens contiene una certa quantità di prodotti resinosi e oli essenziali che potrebbero essere estratti. Di fatto l’uso tradizionale prevede la semplice combustione dei pezzetti di legno dai quali, mentre vengono bruciati, si sprigionano i fumi aromatici dovuti appunto alla presenza delle oleoresine contenute. Il processo di produzione della resina sembra richiedere che sulla corteccia vengano praticate delle incisioni, ma le modalità non sono chiare.
piante vive o piante morte?
Esistono molte dicerie relative ai metodi di produzione.
Frequentemente si legge che il palo santo messo in commercio proverrebbe da piante di età compresa fra i 50 e i 90 anni, morte naturalmente e cadute al suolo. Dopo la morte della pianta sarebbero ancora necessari alcuni anni di tempo (secondo alcuni persino dieci anni) per consentire al legno una sorta di “maturazione” mediante la quale si svilupperebbero le proprietà olfattive e benefiche.
Questa, sfortunatamente, è solo una parte della verità.
Le piante di Bursera graveolens hanno realmente una tendenza naturale a vivere poco per ragioni prevalentemente legate ai fattori climatici (e talvolta per la presenza di termiti). Alla morte, esse si spezzano e cadono al suolo (talvolta è proprio lo spezzarsi che ne causa la morte).
Una volta cadute ha inizio un processo di invecchiamento, probabilmente accompagnato da fenomeni chimici che dipendono da funghi e batteri. Questo processo sembra portare, nella visione tradizionale, a una sorta di parziale intensificazione o miglioramento delle qualità olfattive del legno. Purtroppo dopo poco tempo il legno stesso viene distrutto dalle termiti e da altri insetti, perdendo così definitivamente il suo valore e le sue caratteristiche.
Di conseguenza l’idea che il legno di Bursera vada a migliorare restando per anni e anni a giacere al suolo è semplicemente una leggenda nata al di sopra di un piccolo nucleo di verità. Il profumo degli alberi sembra subire un certo miglioramento “post mortem”, ma nulla di clamoroso e nulla di accertato.
Invece certamente non è vero che prima della morte il legno non possegga lo stesso tipo di resina e oli essenziali. Esso è profumato e pregiato già durante la vita e in molti casi sono poprio gli alberi vivi che vengono abbattuti per ottenere il legno.
Occorre anche tenere ben presente che, mentre normalmente nel mondo dei consumatori ci si limita a parlare genericamente di palo santo, in realtà fra i profumi (e le sostenze chimiche) presenti nelle piante delle differenti zone, possono esistere differenze abissali. Queste differenze rendono sostanzialmente inutile il tentare di comprendere se e quanto l’aroma possa migliorare nelle settimane o nei mesi successivi alla morte della pianta. Anche l’eventuale sviluppo di batteri o funghi che alterano il profilo aromatico è certamente variabile di caso in caso.
ecosostenibilità
Di fatto, è certo che lo sfruttamento della Bursera graveolens, non è limitato alle piante che muoiono spontaneamente ed esiste un fenomeno di sfruttamento aggressivo anche delle piante viventi la cui entità è controversa. Se da una parte alcuni indicano rischi consistenti per la specie, dall’altra ci si sforza di non far apparire la situazione troppo nera, smentendo le previsioni più fosche.
Il Perù ha incluso la Bursera graveolens nell’elenco delle specie gravemente minacciate a livello nazionale nel 2005 e anche altre nazioni hanno iniziato un processo di valutazione e studio. Ma per ora non si è giunti a nessuna presa di consapevolezza reale con forme di limitazione e salvaguardia per questa pianta.
In questo gioco di opposte opinioni e di studi rinviati, anche se la situazione effettiva della specie non fosse ancora del tutto critica, la sua graduale riduzione, desta comunque grave preoccupazione perché essa costituisce un cardine degli ambenti di foresta secca tropicale che stanno progressivamente scomparendo. A conferma di ciò sono partiti progetti di riforestazione con impianto di nuove piantine di Bursera in varie zone. Questi iniziative costituiscono la conferma più chiara del fatto che le piante vengono abbattute attivamente e non soltanto “raccolte” quando cadono spontaneamente.
prodotti in commercio
In teoria dal legno di Bursera sarebbe possibile ottenere la resina e anche, per distillazione, un olio essenziale. Questi prodotti si trovano talvolta in commercio, ma la loro qualità è dubbia ed è possibile che essi siano soggetti a sofisticazioni di vario genere. In ogni caso è necessario ricordare che i dati ufficiale e verificati disponibili sulle proprietà benefiche della Bursera, in tutte le sue forme, sono scarsissimi e vanno considerati poco affidabili.
Il prodotto principale è il legno che, nella maggior parte dei casi, viene spezzato fino a formare pezzetti della lunghezza di circa 10 cm (o poco più) con uno spessore di ca. 2 x 2 cm.
Le operazioni di riduzione necessarie per portare il legname alle dimensioni volute producono una grande quantità di frammenti minori, trucioli e segatura. Tutti questi scarti vengonon riutilizzati, a volte per la distillazione e produzione dell’olio essenziale; altre volte, mediante l’aggiunta di collanti, vengono compattati per ottenere dei piccoli coni di materiale eterogeneo che brucia con grande facilità e assai rapidamente.
A volte è possibile trovare in commercio anche altri prodotti derivati dalla Bursera graveolens, come la cosiddetta linfa.
protezione da influssi negativi ed effetti psicologici
Il principale uso del palo santo è quello legato alla fumigazione di ambienti e/o persone per la protezione da influssi negativi. Da questo punto di vista si tratta di un utilizzo strettamente affine a quello che la Chiesa Cattolica fa delle fumigazioni con incenso.
Dal punto di vista esoterico il palo santo è un equivalente dell’incenso, della mirra e di altre sostanze di origine vegetale. La sua azione assomiglia anche a quella della nefrite o della tormalina, con la differenza che questi due cristalli, essendo tenuti stabilmente con sé tendono a proteggere più la persona, mentre il palo santo è più utile per proteggere gli ambienti.
Il piacevole profumo può facilitare il rilassamento e uno stato di distensione.
effetti benefici o nocivi sulla salute
Molti sono gli effetti curativi teoricamente attribuiti al palo santo. Non è raro che resine e oli essenziali abbiano proprietà benefiche sulla salute, tuttavia non è neppure raro che le proprietà siano nocive. Non si deve infatti dimenticare che resine e oli essenziali sono sostanze che le piante producono per difendersi contro le aggressioni di insetti, batteri, ecc.. Anche la trementina, a tutti gli effetti, è una resina. Ma non fa bene!
Esiste un uso tradizionale del palo santo, ma sono praticamente inesistenti le verifiche e gli studi sulla variabilità che esiste fra le diverse piante. Fino a quando gli effetti biologici del palo santo non saranno stati verificati, occorre mettere in conto che gli oli essenziali contenuti potrebbero essere allo stesso modo sia benefici che nocivi. E forse ambedue le cose assieme.
Per ora l’unica cosa che pare accertata è che l’olio essenziale di Bursera graveolens è gradevole dal punto di vista olfattivo e, per questa ragione, può essere utile per cosmetici, profumi, saponi, ecc..
segatura, trucioli e adulterazioni
Occorre fare estrema attenzione al tipo di prodotto che si decide di acquistare. Sicuramente è prudente limitarsi al solo legno, evitando i coni, i trucioli, gli oli essenziali e tutto il resto.
Quando si acquista legno di palo santo è necessario verificare se sulla confezione compaia qualsiasi tipo di indicazione che faccia pensare che al legno sono state aggiunti profumi estranei, eventualmente anche sintetici. La presenza di indicazioni come “synthetic” o simili può indicare che il legno è stato profumato o migliorato con sostanze aromatiche aggiuntive.
Quando si acquista un prodotto ottenuto compattando trucioli e segatura occorre tener presente che i collanti utilizzati possono essere tossici (come avviene a volte anche per quelli usati per produrre i bastoncini di incenso).
Trucioli, pezzetti di scarto e segatura vengono riciclati anche per sottoporli a distillazione ed estrarre l’olio essenziale. Questo tipo di uso non è problematico, ma resta il fatto che gli effetti dell’olio essenziale di Bursera graveolens, a parte i proclami commerciali, non sono stati studiati, né verificati in maniera seria.
trasporto e inquinamento
Il palo santo viene prodotto esclusivamente nel continente sud americano. Il trasporto verso l’Europa o le varie altre zone del mondo è fonte di inquinamento. Si tratta dell’opposto del concetto di acquisto a Km zero.