Il latte è il prodotto che la Natura ha inventato per rispondere a una specifica esigenza dei mammiferi: nutrire la prole nelle prime fasi di vita. La durata della gravidanza in ogni singola specie è regolata in base a esigenze diverse. Fra esse vi è quella di poter giungere al parto prima che il feto divenga troppo grande e sviluppato, creando problemi alla madre. Per giungere al parto abbastanza presto, il neonato si ritrova però in molti casi a venire al mondo prima di essere in grado di provvedere autonomamente a nutrirsi. La produzione di un tipo di cibo specificamente adatto (il latte) consente di superare questo problema. Non ci sono problemi di identità, di specie, di orgoglio o altre strani pregiudizi umani: qualsiasi alimento che abbia le giuste caratteristiche va bene per il neonato e la madre, mediante la lattazione, ne produce uno adatto.
Il latte è un alimento prezioso dato che deve avere caratteristiche di digeribilità. alto valore nutrizionale e completezza. Tuttavia è anche un prodotto assai raro e poco disponibile in Natura.
Trattandosi di una sostanza specificamente prodotta per l’allattamento essa è presente solo nelle femmine che allattano e solo per un tempo limitato. Inoltre, data la sua importanza per la crescita della prole, qualsiasi femmina è molto attenta a evitare che altre creature possano usare il latte al posto dei propri neonati.
La produzione di latte richiede alla madre un grande dispendio energetico e, non appena il cucciolo raggiunge la capacità di nutrirsi senza il latte, l’allattamento cessa e la madre interrompe la produzione del prezioso liquido. D’altra parte, anche la produzione di lattasi richiede dispendio energetico da parte del cucciolo e, quando il latte materno smette di essere disponibile, anche l’enzima che lo digerisce diminuisce e poi si annulla. Dopo una certa età quindi i mammiferi adulti diventano incapaci di utilizzare e assimilare il latte sia proprio che di altre specie e questa è la ragione per cui qualcuno pensa che “nessun animale si nutre del latte di altre specie“.
In realtà si tratta di un errore.
Come ho già scritto il latte è un alimento raro, poco disponibile e quindi la Natura non spinge i mammiferi a sprecare energie per cercare qualcosa che è difficilissimo da avere. Però la Natura non è schizzinosa e non ha preclusioni ideologiche: non appena una certa risorsa diviene disponibile, essa non si fa problemi a sfruttarla. Questo è ciò che è avvenuto nel caso dell’Uomo (e anche di altri animali).
Gli esseri umani sono mammiferi come gli altri, ma a un certo punto del oro percorso evolutivo hanno sviluppato la capacità di addomesticare altri animali. Questo è avvenuto con il passaggio al Neolitico, in momenti diversi nelle varie zone del mondo, ma, in linea di massima, in un periodo compreso fra i 5.000 e i 10.000 anni fa.
A un certo punto i nostri antenati hanno capito che, coltivando appositamente alcune specie di vegetali, poteva essere conveniente abbandonare la vita nomade e passare a un modo di vivere stanziale. Restando sempre nello stesso posto era possibile seminare delle piante e rimanere ad attendere il raccolto. Era anche possibile accumulare e conservare le risorse in eccesso che invece, con uno stile di vita nomade, dovevano essere abbandonate.
Un poco alla volta, essendosi trasformati in esseri stanziali, gli uomini iniziarono a scoprire altre possibilità. Fra l’altro, con la pastorizia e l’allevamento venne fuori la possibilità di utilizzare il latte degli animali allevati.
Fu una trasformazione “contro Natura”? Fu favorita dalle multinazionali del latte? Fu indotta da poteri occulti? Dalla classe politica? Dalla lobby dei nutrizionisti? Dal Gruppo Bilderberg?
Ovviamente no. Fu la Natura a favorire lo sviluppo di quelle capacità cerebrali e di quelle attitudini che portarono allo sviluppo dell’allevamento e dell’agricoltura.
Con la vita stanziale i nostri antenati ebbero diversi vantaggi, ma anche tanti problemi. Il primo di questi problemi era legato alla necessità di conservare il cibo che veniva prodotto in eccedenza durante la bella stagione, per averlo disponibile quando il cattivo tempo rendeva difficile nutrirsi.
Quando ci si sposta continuamente andando alla ricerca di nuove fonti di nutrimento non c’è molto da fare: se si è fortunati si trova nuovo cibo, altrimenti si muore di fame. In ambedue i casi, dovendocisi spostare in continuazione (a piedi e senza scarpe da trekking) non è possibile portare nulla con sé che non sia strettamente indispensabile. Quindi non si possono portare scorte di cibo. Ma quando si rimane fermi in un posto e non si ha modo di andare altrove a cercare nuovo cibo, la conservazione diventa un’esigenza cruciale. Sfortunatamente i cibi che si conservano bene sono decisamente pochi e, fra questi pochi ci sono i formaggi!
I nostri antenati si ritrovarono ad avere la possibilità non solo di bere latte, ma anche di produrre il formaggio, utilissimo per i mesi invernali. Certamente provarono a mangiarne ed ebbero risultati incostanti: il latte dava intolleranza a molti, forse a tutti, ma i formaggi (che in certi casi contenevano meno lattosio) risultavano tollerabili in diversi casi. Questo, assieme alla fame, spinse i nostri antenati a continuare a usare latte e formaggi, nonostante qualche inconveniente e la Natura, di nuovo, intervenne.
In alcuni individui allora si produsse una mutazione che consentì il mantenimento della produzione di lattasi anche negli adulti (fenomeno che oggi viene chiamato persistenza della lattasi). La mutazione di enorme utilità concreta, si diffuse. Grazie a essa nostri antenati iniziarono a poter digerire il latte per tutta la vita. Forse la stessa mutazione si era già verificata molte altre volte, ma siccome gli umani non avevano ancora iniziato a dedicarsi all’allevamento, essa si era rivelata inutile ed era scomparsa. Ma ora la situazione era differente: ora il latte era disponibile. E la Natura aveva fatto ciò che essa fa sempre: favorire l’adattamento alle condizioni ambientali e la capacità di sfruttare efficacemente le risorse disponibili.
Dunque il fatto che gli esseri umani usino il latte delle mucche o delle pecore non è un andare “contro Natura”, ma esattamente il contrario. Significa sfruttare una capacità che proprio la Natura ci ha fornito e che è in linea con le sue Leggi normali
Certo che no! Il latte delle mucche non è fatto per gli umani, il che significa che probabilmente certe sostanze potrebbero essere presenti in quantità non ottimali, ma nonostante ciò esso è tranquillamente utilizzabile da noi esseri umani.
D’altronde quali sono le cose “fatte per gli umani“? I semi di soia sono “fatti per gli umani“? E i fagioli? E le patate? I fagioli sono i semi di una pianta: ogni volta che noi li mangiamo impediamo a quella pianta di nascere.
Nessuno degli alimenti che abitualmente ingeriamo, tranne il latte materno, è fatto per gli umani. Né quelli animali, né quelli vegetali. Perché in Natura nessuna creatura produce risorse fatte per gli umani. E neppure per le gazzelle, per i leoni, i tapiri o le iene.
Ognuno approfitta di quello che trova, quando lo trova, e si arrangia a campare (a spese delle altre specie). Le gazzelle mangiano a spese dell’erba, i leoni a spese delle gazzelle, le formiche a spese di tutto quello che possono, i bruchi a spese delle foglioline tenere e dei germogli!
Quelli che mangiamo quotidianamente sono alimenti ragionevolmente adatti per noi, pur non essendo fatti apposta e non essendo ottimali. In alcuni casi sono addirittura tossici se ingeriti in quantità improprie. Il caffè certamente non è fatto per gli umani (e se si esagera è vistosamente nocivo). I funghi, persino nei casi migliori, sono pesanti da digerire. Neppure i ceci sono fatti per gli umani. E contengono sostanze che, se assunte in eccesso sono tossiche. Le patate contengono solanina. I frutti di bosco, il pepe e molti altri alimenti sono nocivi in caso di colite, il vino ci fa male al fegato, la noce moscata è tossica, …
Come ripeto, quindi, di cibi fatti per gli esseri umani ossia cibi la cui natura tiene conto delle esigenze nutrizionali e biologiche della specie umana, non ne esistono (a parte il latte materno). Il latte vaccino è come tutti gli altri alimenti: utile e benefico, ma va usato con buon senso.
A conferma del fatto che qualsiasi specie in Natura utilizza le risorse che trova, esistono altri mammiferi che sono tranquillamente disponibili a bere il latte vaccino. Anche con un certo piacere.
Ovviamente non si tratta di adulti, in quanto essi non hanno la lattasi. Ma se provate a dare del latte vaccino a un cucciolo di gatto, vedrete che lo beve tranquillamente con soddisfazione. Anche i cuccioli di cane accettano tranquillamente i latte di mucca e, sebbene, io non abbia mai fatto una verifica personale, secondo me lo accetterebbero anche quelli di leone, leopardo, lupo, orso, e altri mammiferi.
Molte specie inoltre mangiano con piacere il formaggio sia di mucca che di altre specie. E il formaggio è un diretto derivati del latte che normalmente non si trova in natura. Certamente il formaggio, come il latte di mucca, non è fatto per i topi. Eppure i topi lo mangiano tranquillamente!
Se lasciamo il mondo dei mammiferi, ci sono anche altri animali che, avendo un apparato digerente diverso, possono permettersi di bere il latte quando lo trovano. Per poterlo trovare debbono rubarlo a qualcuno che lo produca e che sia troppo lento e goffo per opporsi efficacemente al furto. Questo avviene per esempio quando alcune specie di uccelli come lo Stercorarius antarcticus tovano una foca che allatta. La foca, quando è a terra, è goffa e si muove lentamente. Fa fatica a sottrarsi alla presenza di animali rapidi come gli uccelli e questi ultimi non di rado riescono a sottrarre alla foca un po’ del suo latte.
Ogni tanto si legge qua e là (persino nei siti di alcuni medici, purtroppo), che la caseina sarebbe nociva perché è una sostanza appiccicosa e densa, usata anche per produrre colle. Secondo questo punto di vista, giungendo nell’intestino, essa andrebbe a coprire i villi intestinali con uno strato denso e appiccicoso, impedendone il corretto funzionamento.
Si tratta di una enorme fesseria.
La caseina viene digerita e trasformata nello stomaco, prima di raggiungere l’intestino. Nello stomaco essa forma una specie di massa gelatinosa che viene assimilata lentamente, ma senza problemi. Proprio per la lentezza dell’assimilazione, essa favorisce un apporto proteico graduale e prolungato che è prezioso per lo sviluppo muscolare. Non a caso essa viene usata da atleti e body builder.
A parte le considerazioni sulla gradualità dell’assimilazione, i fatti concreti dimostrano che la caseina non resta affatto appiccicata alle pareti dell’intestino, tanto che i nostri antenati hanno mangiato enormi quantità di formaggi per migliaia di anni senza problemi.
La sostanza chiamata IGF-1 è un fattore di crescita usato dall’organismo con una serie importante di effetti. Essa viene prodotta dal nostro organismo ed è presente anche nel latte. Un eccesso di questa sostanza (il cui nome in italiano è fattore di crescita insulino-simile) può essere nocivo. Allo stesso modo può essere nociva una carenza.
Un basso livello di IGF-1, fra l’altro, influisce negativamente sulla salute delle ossa.
Si tratta di una situazione perfettamente analoga a quella di qualsiasi altra sostanza nutriente: le sostanze in eccesso possono far male e le sostanze carenti possono far male lo stesso.
Non c’è quindi alcun motivo per evitare il latte, ma semplicemente può essere intelligente evitare di berne cinque litri al giorno!
Ovviamente se siete allergici al latte fareste bene a evitare di berlo! Allo stesso modo se siete allergici alla camomilla sarebbe bene non berla.
Se siete intolleranti non ci sono problemi gravi, ma comunque starete meglio se lo evitate.
Resta sempre il fatto che esistono latti delattosati e formaggi che per loro natura, non contengono lattosio o ne contengono quantità minime.