IL LATTE E I SUOI DERIVATI

Il latte è il prodotto di ghiandole presenti nelle femmine dei mammiferi che viene usato per la nutrizione dei neonati nelle prime fasi di vita, quando essi non sono ancora in grado di nutrirsi con i normali alimenti che si possono trovare nell’ambiente.

Ogni specie animale ha un latte con una composizione un po’ diversa, ma nel complesso tutte si assomigliano e contengono grassi, zuccheri, proteine, sali minerali, vitamine, sostanze aromatiche e poco altro.

Nel latte naturale sono normalmente presenti anche batteri di vario genere.

latte
immagine: Giorgio Penko
la situazione attuale
diffusione percentuale dell’intolleranza al lattosio

Al giorno d’oggi la diffusione dell’intolleranza al latte è molto eterogenea. Esistono popolazioni presso le quali questa intolleranza è quasi scomparsa e altre in cui è diffusissima.

Occorre tenere presente anche che l’intolleranza al lattosio in molti casi è smplicemente il risultato di un effetto nocebo.

intolleranza per timore di essere intolleranti

Il rapporto degli esseri umani con il cibo è spesso problematico al di là degli effettivi aspetti biochimici. Il cibo assume in moltissimi casi una valenza simbolica, il ruolo di feticcio o anche quello di strumento finalizzato a indirizzare lo sviluppo dei rapporti fra persone. I comportamenti legati all’assunzione di cibo risentono fortemente di fattori di origine psichica e possono talvolta esserne completamente condizionati. Per rendersene conto basti pensare al caso di patologie come l’anoressia, la bulimia, la fame nervosa, l’inappetenza da stress, i problemi intestinali da tensione nervosa e mille altri.

L’assunzione di latte può essere fortemente condizionata da aspetti psicologici, tanto più che esso non è un alimento psichicamente neutro. Il latte infatti è legato al periodo e alle emozioni dell’allattamento, al rapporto con la madre, al desiderio o rifiuto delle cure parentali, ecc.. Questo significa che i fenomeni di intolleranza al latte possono avere origine psichica ed equivalere di fatto a un effetto nocebo (l’opposto del placebo ossia un effetto per cui si sta male per il timore che qualcosa ci faccia stare male).

Purtroppo chi è vittima di un effetto nocebo tende a rifiutare che ciò sia possibile. Le persone credono di poter riconoscere una vera patologia da una che abbia un’origine psichica. Oltre all’illusione di saper riconoscere ciò che è una malattia vera, agisce anche il meccanismo del rifiuto dell’ipotesi che la propria mente possa ingannarsi. Si teme di essere matti, di esser considerati alla stregua di qualcuno che ha delle allucinazioni o che percepisce quello che non c’è.

Quello che pochissimi capiscono è che invece non è ffatto facile distinguere una vera intolleranza al latte da un effetto nocebo! Le nostre percezioni non bastano in quanto chi è intollerante per effetto nocebo è intollerante davvero. La sua condizione si presenta come una vera intolleranza.

Solo persone con un livello di consapevolezza, di lucidità e di obiettività veramente alto possono giungere a riconoscere un intolleranza da nocebo rispetto a una da mancanza di lattasi di origine genetica. Per quanto mi riguarda, io sarei orgoglioso di me stesso se soffrissi di intolleranza al lattosio e potessi giungere a comprendere che si tratta di un effetto nocebo!

Un possibile indizio sta nel fatto che l’intolleranza compaia da adulti o che ci siano dei periodi della vita in cui si è intolleranti e occasioni in cui non lo si è. Se ci si trova in queste condizioni è ragionevole sospettare che la nostra presuna intolleranza non dipenda da carenza di lattasi, ma da altri fenomeni, compreso un effetto nocebo.

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