i nomi prima dei cristalli

L’attribuzione di un nome specifico è essenziale per facilitare le vendite. Molti materiali rocciosi sono costituiti da numerose componenti diverse (come capita a molte rocce), hanno una composizione variabile e non definita, se non a livello medio e vengono normalmente consederati genericamente “sassi”. La chiave per renderli vendibili è farli uscire dall’anonimato e costruire per essi un’identità, attribuendo loro un preciso nome, meglio se adatto a richiamare concetti fantasiosi e interessanti. Non ha neppure importanza che il nome sia scientificamente sensato.

In base a questo criterio la limonite (ruggine) quando si forma a sostituire la marcasite, riceve il nome altisonante di prophecy stone e sembra diventare un nuovo meraviglioso materiale.

Allo stesso modo il quarzo con inclusioni di lepidolite viene chiamato tanzurina ciliegia (nome che è anche stato registrato). Naturalmente qualunque sia il nome si vuole usare la realtà concreta non cambia: la prophecy stone è limonite e ha esattamente le stesse proprietà della limonite, mentre la tanzurina ciliegia è semplicemente quarzo con qualche inclusione.

vendere anche gli scarti

Uno dei criteri fondamentali nell’attuale produzione di cristalli per scopi esoterici è che non si butta nulla. In passato, quando i minerali interessavano solo ai collezionisti ed essi erano esperti e pignoli, solo i cristalli eleganti e quasi perfetti potevano essere venduti.

Purtroppo i minerali si estraggono normalmente con gli esplosivi e un’enorme quantità di materiale viene danneggiata e diventa invendibile. Tutti i pezzi rotti, in cui vi è magari un poco di dioptasio, ma brutto e danneggiato, assieme ad altri materiali assortiti, dovrebbero essere abbandonati.

Spesso si tratta di pezzettacci spezzati a caso, per esempio con un po’ di dioptasio verde, una buona parte di quarzo, qualche venuzza di shattuckite e altro. Non potrebbero essere venduti né come dioptasio, né come quarzo, né come altro, visto che contengono un mucchio di roba diversa. Sono un fritto misto spezzato a caso dalla violenza degli esplosivi e dei macchinari. Ma … anche per gli scarti si può fare qualcosa. Come sempre, basta nobilitarli con un nuovo nome e creando una precisa identità. In questo caso il nome attribuito è Quantum quattro.

La stessa riabilitazione di scarti e pezzettacci rotti si verifica con l’auralite 23, l’azeztulite, il super seven e altro.

pietre miste

Il problema dei materiali misti è sgradevole per i produttori. Tutti i minerali nascono in mezzo ad altri minerali, a volte in grandi cristalli, altre volte in cristalli di dimensioni minori. Quando le dimensioni non sono molto grandi, è assai facile che in un pezzo di roccia di qualche centimetro capitino cristalli di due o più minerali distinti. La separazione in molti casi è molto difficile o comunque comporterebbe costi elevati e, in questi casi, il produttore ha la forte tentazione di rinunciare del tutto a separare i minerali vendendoli, invece, abbinati. Come sempre, per farlo è sufficiente creare un nuovo nome che dia la sensazione che quel materiale sia qualcosa di diverso e innovativo, piuttosto che una semplice mescolanza casuale di cose che si “sporcano” l’una con l’altra.

Nascono in questo modo oggetti come la rubizoisite o l’azzurrite-malachite. Occorre notare che questi materiali (come anche il Quantum quattro o il Super seven e altri) non vengono venduti come somma dei minerali componenti, ma come materiali nuovi e diversi. In altre parole le proprietà dichiarate per la rubizoisite non sono quelle del rubino assieme a quelle della zoisite (come dovrebbe essere), ma piuttosto proprietà nuove e diverse.

La giustificazione ufficiale per quest’assurdità è che le proprietà sono diverse perché, in quei casi, il rubino è nato sin dall’inizio assieme alla zoisite!

La realtà però è che qualsiasi minerale nasce sempre con altri minerali. Anche quando non ce ne accorgiamo. Se non lo vediamo è solo perché i minatori hanno già provveduto a separare dei materiali che, di per sé, erano nati assieme.

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