LABRADORITE (BIANCA)
Proprietà, significati, benessere, salute, equilibrio del corpo, della mente e dello spirito, rituali, utilizzo, pulizia, storia e note su trattamenti, alterazioni e imitazioni della labradorite.
La labradorite è un plagioclasio (ossia un silicato della famiglia dei feldspati) in cui sono presenti quantità variabili di sodio e calcio. Quando il sodio prevale, ci si avvicina al minerale chiamato albite, mentre quando il calcio prende il posto del sodio ci si avvicina al minerale chiamato anortite. I casi intermedi, a seconda dei quantitativi di calcio e sodio, prendono nomi diversi, fra i quali labradorite e bytownite.
Tutti i plagioclasi sono incolori o bianchi quando sono puri. Questo vale anche per la labradorite. In alcuni casi, tuttavia, nel minerale di base, sono disperse grandi quantità di piccolissimi cristallini estranei. Di solito si tratta di ematite o ilmenite, ma anche magnetite, rutilo, zircone e altro. La presenza di queste impurità rende scura la labradorite (o la bytownite) dandole un colore di fondo da grigiastro a quasi nero, a volte con tonalità verdastre o giallastre.
descrizione
PLAGIOCLASI
La labradorite è un plagioclasio (ossia un silicato della famiglia dei feldspati). Esistono feldspati di vario tipo: i plagioclasi, in particolare, sono caratterizzati dal fatto di contenere sodio o calcio o ambedue. In particolare il plagioclasio di solo sodio si chiama albite, quello di solo calcio si chiama anortite e poi, fra i due, ci sono tutte le possibilità intermedie. Per esempio, sarà possibile avere un plagioclasio con il 61,7% di sodio e il 38,3% di calcio. Questi plagioclasi intermedi prendono nomi diversi in base a quanto sodio e calcio essi contengono. Il plagioclasio dell’esempio si chiama andesina.
La labradorite è uno dei diversi plagioclasi intermedi. Più esattamente si chiama così quello che contiene dal 30% al 50% di sodio (rispetto alla somma fra sodio e calcio). Normalmente però le percentuali non si esprimono in relazione al singolo elemento, ma piuttosto all’intera molecola e quindi si parla di 30%-50% di plagioclasio di solo sodio (albite), rispetto al 70%-50% di plagioclasio di solo calcio (anortite).
Altri plagioclasi, oltre ad albite, labradorite e anortite, sono oligoclasio, andesina e bytownite.
Tutti i plagioclasi, se fossero prodotti in laboratorio e fossero perfettamente puri e perfettamente cristallizzati, sarebbero incolori e privi di iridescenze interne.
SMESCOLAMENTO
Nella realtà, quando un magma si raffredda progressivamente e si formano i cristalli di plagioclasio, gli atomi di calcio tendono a separarsi da quelli di sodio. Per farlo debbono in qualche modo spostarsi, riassestarsi, all’interno del fluido magmatico e questo possono farlo solo in misura ridotta. Questo tipo di separazione prende il nome di smescolamento.
LAMINETTE
Separandosi fra loro, sodio e calcio danno luogo a piccolissime zone in cui si forma un plagioclasio di solo sodio (albite) e altre in cui viene prodotto quello di solo calcio (anortite). Queste piccolissime zone hanno la forma di sottilissime laminette alternate.
La possibilità di separarsi è maggiore quando il raffreddamento del magma è più lento e c’è più tempo perché gli atomi si riassestino. In quel caso le singole laminette hanno la possibilità di raggiongere uno spessore maggiore. Naturalmente, qua e là possono anche formarsi laminette con una separazione incompleta.
In altri termini, dopo il raffreddamento e la completa cristallizzazione, il magma iniziale (in cui erano presenti sia sodio che calcio) non produce un solo tipo di minerale, ma piuttosto un fittissimo pacchetto di lamine alternate di minerali diversi: albite, anortite e plagioclasi intermedi non completamente smescolati.
GIOCHI DI COLORE INTERNI
Proprio questa struttura a lamelle alternate è alla base delle iridescenze interne che noi uomini chiamiamo labradorescenza.
La luce che attraversa il cristallo, passando continuamente attraverso materiali diversi che si alternano e che hanno indici di rifrazione diversi, viene continamente rifratta e riflessa e, se le laminette hanno uno spessore appropriato, questi passaggi si manifestano con la formazione della labradorescenza.
Se ne deduce che possono esistere labradoriti senza alcun gioco di colore. Basta che le laminette interne abbiano spessori non adatti a formarlo.
LABRADORITE E BYTOWNITE
Le iridescenze interne non sono esclusive della labradorite. Anche la bytownite (un altro plagioclasio con una maggiore quantità di anortite, ossia di calcio) può presentarle. Per distinguere una bytownite da una labradorite occorrono delle analisi. Di fatto, parecchie pietre vendute come labradoriti, con o senza labradorescenza, potrebbero essere bytowniti.
LABRADORITI (E BYTOWNITI) SCURE
Noi usiamo l’espressione “labradorite” per intendere la varietà scura e riserviamo il nome “labradorite bianca”, come fosse una variante secondaria, per quella incolore o bianca. In realtà, come ho scritto in precedenza, tutti i plagioclasi sono incolori o bianchi quando sono puri. Questo vale anche per la labradorite.
Ciò che rende scura una labradorite è la presenza di impurità sotto forma di piccolissimi cristallini estranei. Usualmente si tratta di ematite o ilmenite, ma anche magnetite, rutilo, zircone e altro. La presenza di queste impurità rende scura la labradorite (o la bytownite) dandole un colore di fondo da grigiastro a quasi nero, a volte con tonalità verdastre o giallastre. Maggiore è la quantità di impurità di colore scuro (come la magnetite o la ematite) e più scura sarà la labradorite che otterremo.
VARIABILITÀ
Come abbiamo visto finora la labradorite è un tipo di materiale che inevitabilmente presenta una grande variabilità: la prima ragione è che quando la acquistiamo potrebbe contenere solo il 50% di anortite, ma (se si trattasse di bytownite) potrebbe essercene anche il 90%! Un’altra ragione sta nel fatto che cambiano le impurità presenti, sia in quantità, sia in tipologia. Potremmo avere una grande quantità di ematite, oppure niente ematite e tanto rutilo o tanta magnetite o chissà cos’altro.
Per fortuna, gli effetti dei plagioclasi non cambiano di moltissimo quando cambia la percentuale di anortite e quindi, pur dovendo accettare una certa variabilità, le diverse labradoriti-bytowniti non sono del tutto diverse fra loro.
La nomenclatura dei feldspati è chiara … solo per i geologi, mentre può risultare estremamente confusa per i semplici appassionati. Questo avviene perché nel mondo del commercio e della cristalloterapia, per semplificare, facilitare le vendite e nobilitare i materiali, si finisce per fare distinzioni esageratamente grossolane e per usare nomi fuorvianti.
Di seguito trovate un breve schema che spero possa essere d’aiuto per una corretta comprensione.
LABRADORITE
Questo nome lo si usa in modo fuorviante per indicare quelle labradoriti che, per la presenza di impurità, appaiono scure (con o senza riflessi interni colorati). Inoltre, siccome di fatto non è possibile distinguere in modo preciso le labradoriti dalle bytowniti (a meno di usare strmentazioni avanzate), sotto lo stesso nome si trovano anche queste ultime.
Quando è pura, la labadorite è bianca o incolore. Può avere o non avere riflessi interni colorati.
LABRADORITE BIANCA
Questo nome è stato introdotto per distinguere le labradoriti pure dalla varietà scura che era stata scoperta prima. In questo modo, paradossalmente, il semplice nome labradorite è stato assegnato al materiale impuro, mentre per indicare quello puro si usa la dicitura labradorite bianca.
PIETRA DI LUNA ARCOBALENO
Questa espressione si riferisce alla labradorite bianca, per via della sua somiglianza con la pietra di Luna. Questa denominazione ha esclusivamente una valenza commerciale.
SPECTROLITE
Si tratta di una varietà di labradorite che presenta iridescenze particolarmente ricche e vivaci, con vari colori, e una colorazione di fondo piuttosto scura, tale da far risaltare i giochi di colore. In altri termini si tratta di una labradorite scura particolarmente bella. Questa denominazione ha esclusivamente una valenza commerciale.
Le proprietà della labradorite non sono sempre identiche. Fra un esemplare e l’altro possono esserci differenze anche piuttosto evidenti, specialmente se confrontiamo cristalli provenienti da zone diverse del mondo. A cosa sono dovute queste variazioni?
Principalmente al modo in cui noi uomini classifichiamo questo minerale. Come ho scritto in altro punto di questa presentazione, con lo stesso nome vengono venduti oggetti piuttosto diversi, ma impossibili da riconoscere a occhio. Non solo la labradorite non è di per sé un materiale con una composizione chimica ben precisa, ma un’insieme di sostanze in cui il quantitativo di sodio e calcio possono cambiare di parecchio, ma la variabilità viene ulteriormente ampliata per il fatto che, in commercio, spesso si vende come labradorite anche la bytownite. A ciò si somma la notevole possibilità di variazione nelle impurità contenute.
Si tratta insomma di un problema commerciale. Immaginate di andare al mercato e di comprare un “pennuto”. Chiaramente potrà trattarsi di una gallina, un piccione, uno struzzo o altro. Fra gallina e struzzo ci sono delle differenze enormi, quindi se acquistate quattro “pennuti” dovrete sapere sin dall’inizio che quello che comprerete potrebbero essere quattro animali completamente diversi l’uno dall’altro.
La stessa cosa vale quando decidete di comprare una labradorite.
La presenza o assenza dei riflessi interni non ha alcuna importanza dal punto di vista della cristalloterapia. Riflessi evidenti e multicolori o tenui, magari soltanto blu o completamente assenti, non cambiano in nessun modo gli effetti della labradorite. Si tratta dello stesso tipo di differenza che si avrebbe fra una torta tagliata a fettine sottili e una tagliata a fettone grandi. Se la torta è la stessa e la quantità che mangiate è la stessa, che le fette siano piccole o grandi non cambia nulla.
Favorisce un atteggiamento distaccato e concreto. Toglie spazio all’illusione, rende più chiaro e comprensibile il vero.
Stimola l’intuizione e una creatività pratica, che non va confusa con la fantasia e l’atteggiamento sognante e l’attitudine all’arte, ma è invece facilità nell’inventare soluzioni e nel pensare al di fuori dei vincoli e degli schemi usuali. Le pietre più vicine all’anortite possono rendere più complessa la comunicazione e comprensione reciproca con coloro che esprimono pensieri banali. Infatti esse favoriscono un modo di pensare fuori dagli schemi e difficile da seguire per chi invece ragiona soltanto dentro il recinto dell’ovvio.
Spinge a un atteggiamento lieve, contemplativo e mentale, non appassionato, mai drammatico, ma concreto. Stimola il pensiero, la capacità di analisi e l’introspezione, riducendo la propensione alla vita materiale e alla sua banale ripetitività.
Aiuta nello spegnere i fantasmi che si agitano in noi e che noi stessi alimentiamo. Migliora l’equilibrio interiore.
Aiuta a sopportare il freddo. Migliora la resistenza verso le malattie che si giovano del clima freddo e umido (raffreddori, influenze, …) le malattie da raffreddamento. Allevia i reumatismi. Riduce le tensioni muscolari.
Ha una lieve azione nell’abbassare la pressione e come ansiolitico.
La labradorite bianca è un materiale che, per il tipo di effetti, non ha senso usare per brevi periodi. Se riteniamo di averne bisogno, per esempio perché per nostra natura siamo soggetti a perdere lucidità di fronte a speranze e illusioni, allora quel nostro modo di essere ci accompagnerà per anni, decenni o forse per tutta la vita. Portare una labradorite con noi solo per una settimana è privo di senso.
Gli effetti si possono avvertire nel giro di alcuni giorni, ma si stabilizzano e raggiungono la loro piena espressione in un tempo di 2-3 settimane.
La pietra va portata preferibilmente di giorno, ma tenerla con sé di notte dà ai sogni un maggior valore simbolico. In altri termini l’attività onirica tende a fornirci immagini più ricche di informazioni e intuizioni importanti.
Quando si interrompe l’uso della labradorite gli effetti svaniscono rapidamente, nel giro di pochi giorni.
Le pietre possono essere portate in tasca, al collo, al dito o in altre posizioni, ma è opportuno non tenerle in borsa perché con troppa facilità vengono dimenticate e restano lontane da noi durante la giornata, mentre questo minerale ha bisogno di restare continuamente accanto a noi per essere pienamente efficace. Non è necessario il contatto con la pelle.
Per la labradorite (soprattutto quella bianca) va evitato il Rituale della Luce Solare. Anche quello del Sale è controindicato. Si può utilizzare invece il Rituale di Purificazione.
La labradorite è una pietra discretamente dura, ma nonostante tutto piuttosto vulnerabile.
La delicatezza di questo materiale è legata principalmente alla facilità con cui esso presenta fratture interne.
Le fratture possono compromettere la resistenza meccanica rispetto ai colpi, alle vibrazioni e ai cambiamenti di temperatura. Cercate di evitare di sottoporre la vostra pietra a queste condizioni.
Per la pulizia è opportuno spolverare con un pennellino morbido e successivamente pulire con acqua e alcol etilico preferibilmente incolore. Dopo la pulitura, asciugare rapidamente senza riscaldare.
In alternativa si possono usare detergenti non acidi come il normale sapone per le mani, sempre con l’accortezza di risciacquare subito (non permettere al sapone di penetrare nelle piccole fratture) ed evitare di riscaldare.
Mai usare sistemi a ultrasuoni o a base di vapore. Mai far bollire, immergere in acqua calda o sottoporre a significative variazioni di temperatura. Evitare l’uso di aceto, limone o altri acidi.
Nella maggior parte dei casi la labradorite bianca presenta un’iridescenza di colore blu, ma a volte possono comparire altri colori. In quei casi il valore commerciale è più alto.
Al momento attuale non sono note manipolazioni che riguardino la labradorite, tranne l’impregnazione con sostanze (come il petrolio) che ne aumentano la lucentezza nelle immagini fotografiche e anche dal vero. Se vi capita di vedere pietre che appaiono unte o bagnate, evitate di acquistarle. Significa che il commerciante ha sentito il bisogno di renderle più lucenti del vero e questo significa che, una volta rimossi l’acqua o il grasso, la pietra potrebbe diventare spenta e opaca.
È possibile che in un futuro abbastanza vicino si giunga a impregnare le labradoriti con resine sintetiche allo scopo di renderle più stabili e resistenti.
In mancanza di strumenti scientifici avanzati, gli appassionati riconoscono la labradorite principalmente dalla presenza della labradorescenza, ma questo metodo non dà certezze per i seguenti motivi:
- in certi casi distinguere una labradorescenza dall’adularescenza è praticamente impossibile;
- non tutte le labradoriti presentano labradorescenza;
- non tutti i campioni che mostrano labradorescenza sono labradoriti (in alcuni casi si tratta di bytowniti);
- le labradoriti possono essere sia bianche che piuttosto scure.
Nel complesso occorre accettare che le pietre che noi consideriamo labradoriti non di rado possono avere altra natura. Questa variabilità comporta anche una notevole variabilità degli effetti e, in pratica, le proprietà delle labradoriti possono cambiare di caso in caso.
L’effetto Schiller è dovuto al passaggio della luce attraverso sottilissime laminette di materiali diversi: albite e anortite. La labradorite infatti è un termine intermedio della serie che va dall’albite (contenente sodio) all’anortite (in cui al posto del sodio c’è il calcio). In essa i due elementi sono contemporaneamente presenti, ma quando il raffreddamento del magma è sufficientemente lento, durante il processo di cristallizzazione, gli atomi si spostano leggermente e si produce una separazione più o meno ampia fra zone in cui è presente il sodio e altre in cui è presente il calcio. Con la cristallizzazione, le zone in cui è presente il sodio danno origine a laminette di albite, mentre nelle altre si formano laminette di anortite. I due minerali si alternano l’uno con l’altro in una struttura a straterelli successivi in cui la luce è soggetta a innumerevoli riflessioni e rifrazioni. Se lo spessore delle laminette è appropriato, si assiste alla separazione dei raggi luminosi di certe lunghezze d’onda e alla formazione dei giochi di colore caratteristici della labradorite.
La formazione di laminette distinte di anortite e albite viene chiamata “smescolamento” o, in inglese, “exsolution”.
Quando lo spessore degli strati non è appropriato, l’effetto Schiller non si manifesta.
Da quanto detto finora risulta evidente che la presenza o meno di effetto Schiller non influenza affatto le proprietà della labradorite. Si tratta semplicemente di un effetto della dimensione delle laminette interne.
Fu identificata per la prima volta in campioni provenienti dalla penisola del Labrador, in Canada. I campioni provenienti dal Labrador si presentavano con un colore di fondo grigiastro o grigio-verdastro. Per questa ragione in ambito commerciale si diffuse l’abitudine a pensare che quel materiale fosse la vera labradorite. In realtà esso conteneva quantità consistenti di impurità che lo rendevano scuro. Si trattava di inclusioni di piccolissimi cristallini di ilmenite ed ematite. Quando, in un successivo momento furono trovati depositi di labradorite più pura e di colore bianco o addirittura trasparenti e incolori, invece che cambiare il significato del nome passando a utilizzarlo per la pietra incolore si preferì mantenere lo stesso significato e trattare il nuovo materiale come fosse una varietà secondaria, aggiungendo la specificazione “bianca”. Questa scelta aveva ragioni commerciali, di semplicità e basate sul desiderio di non spaesare i clienti e non ridurre l’attrattiva della labradorite scura.
Sfortunatamente il nuovo materiale di colore bianco assomigliava anche alla cosiddetta pietra di Luna (un altro minerale la cui natura è piuttosto sfuggente) che era considerata più nobile e pregiata. Così, di nuovo per motivi commerciali, si iniziò a utilizzare anche il nome pietra di Luna arcobaleno nel tentativo di nobilitare la labradorite imparentandola col minerale di maggior valore.
Queste denominazioni imprecise e ingannevoli continuano a essere utilizzate ancora oggi e, aggiunte alla difficoltà di definire in modo chiaro la pietra di Luna, provocano grosse difficoltà a chi vuole cercare di costruirsi un quadro chiaro della situazione.
immagini
altri dati
labradorite (bianca) | |
famiglia/affinità | plagioclasi (feldspati) |
chimica | tectosilicato |
varietà di | – |
tipo di materiale | miscela di minerali (albite, anortite e minerale intermedio) |
durezza | 6 – 6,5 |
colori | incolore o bianca, a volte (ma non sempre) con riflessi interni dovuti a effetto Schiller che possono essere blu o di altri colori. |
classe di potere | ++ |
livello richiesto | ++ |
costanza | media |
flusso | dall’inconscio al conscio (autoanalisi) |
grado dinamico | equilibrio, uguaglianza |
elementi | acqua |
zodiaco | vergine, pesci |
pianeti | Luna, (Eris) |