Ho scritto questo breve racconto, senza alcuna pretesa letteraria e per la verità piuttosto banale, parecchi anni fa. Se non sbaglio era il 2015. Leggetelo, se vi ca, senza attendervi troppo da esso. In fondo il mio scopo, quando scrivo questi brevi brani, non è certo creare opere letterarie, ma mettere a fuoco un pensiero o una riflessione, affinché essa affondi le sue radici nella mia anima.
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Il vecchio Sun Zhi Bao camminava lentamente lungo la strada verso la capitale della contea. La via era ampia e curata, soprattutto in quell’ultimo tratto che ormai distava dalla città non più di un solo giorno di cammino. Anche un grosso carro avrebbe potuto percorrerla senza problemi.
Il saggio Sun procedeva lentamente, con lo sguardo umilmente basso, al suolo. Nonostante l’età il passo era fermo e il portamento composto. La lunga veste gialla e semplice, priva di ogni decorazione, ondeggiava lievemente, mossa appena dalla brezza del mattino.
Nei suoi quieti occhi chiari la luce tenera del primo Sole pareva illuminare fin le profondità dell’anima. E certamente lo faceva, giacché ormai, giunto alla soglia dei suoi ottant’anni, egli non portava in sé più alcun angolo oscuro, nessuna zona d’ombra.
Dopo un lungo tratto rettilineo, la strada piegò a destra, verso nord, accostandosi al fiume per poi costeggiarlo. Qualcuno aveva bivaccato nei pressi di un enorme masso durante la notte e doveva aver ripreso il cammino da solo qualche ora. Sun Zhi Bao si fermò un attimo per guardarsi attorno e fu proprio allora ch’egli vide, seduto sul ciglio della strada poco più avanti, sotto un grande albero, un uomo che poteva avere forse trent’anni e che pareva tormentato da qualche pensiero infausto.
L’anziano saggio s’appoggiò ancora al suo bastone e riprese il cammino. In breve raggiunse l’uomo seduto. Giunto che fu davanti a lui, si fermò a osservarlo. L’uomo più giovane, vedendolo, si alzò in piedi e si inchinò in segno di rispetto.
– Posso sedermi un momento accanto a voi, giovane signore, per riposare il mio corpo stanco per il cammino? – Chiese Sun Zhi Bao affabilmente.
– Sarebbe per me un grande onore! – Rispose umilmente il giovane. – Il mio nome è Zhu Hai Zhan e vivo poco lontano da qui, dall’altra parte del fiume. –
Il vecchio sedette su un masso levigato dal tempo, con lo sguardo rivolto verso l’ampio letto del fiume e parve immergersi nei suoi pensieri. I due trascorsero alcuni minuti in silenzio, ognuno pensando fra sé, e parvero quasi non accorgersi l’uno dell’altro. Tuttavia, a un tratto, l’uomo più giovane prese a parlare, senza volger lo sguardo, quasi dicesse a se stesso.
– Il correre del fiume è affascinante. – mormorò con voce bassa – l’acqua scivola via senza sosta, nulla può fermarla. È libera e felice. Bagna le campagne e ovunque porta la vita. –
Il vecchio ascoltava in silenzio, senza che alcun movimento, alcun cenno o moto del viso potesse rivelare che egli aveva udito.
– Anche le rondini sono libere – riprese il giovane – vanno dove vogliono e quando vogliono. Si posano o si alzano in volo a loro piacimento e godono pienamente del gusto della vita. –
Ancora il saggio restava impassibile e silenzioso.
– Vorrei avere la stessa libertà, poter gustare appieno la mia vita, finché ne avrò, e godere d’ogni emozione che i giorni portano con sé! Vorrei potermene stare al Sole, sopra un prato, in queste mattine di primavera. O perdermi fra le braccia della donna che amo, anziché litigare ogni sera con quella che ho sposato! Vorrei una vita diversa. Sarebbe bello non essere costretto a coltivare i campi, a portar fieno alle vacche nei mesi d’inverno o a spezzarmi la schiena per riparar la casa e la stalla quando la cattiva stagione volge al termine. Gli uccelli, lo vedo bene, stanno meglio di me: mangiano, fanno l’amore e volano liberi senza doversi preoccupare delle vacche o della casa. –
– E cosa ti impedisce di farlo? Chi ti costringe e ti rende schiavo? – intervenne il vecchio tranquillamente.
– Venerabile saggio, non posso! Se io perdessi il mio tempo restandomene al Sole, i miei figli non avrebbero da mangiare. Se non riparassi la casa, alla fine essa crollerebbe. E se seguissi l’amore invece di tornare da mia moglie, la farei soffrire e i miei figli perderebbero il padre. Se non portassi il fieno alle vacche, esse non darebbero latte. Tutte queste cose mi legano e mi rendono schiavo. –
Quando, infine, il giovane tacque il saggio parlò pacatamente.
– Ti sbagli, Zhu Hai Zhan, tu sei completamente libero, proprio come desideri. Proprio come lo sono anche gli uccelli. –
– Non mi pare, venerabile saggio – ribattè mestamente il giovane – gli uccelli sono assai più fortunati di me. Il volere del Cielo li ha privilegiati! –
Il vecchio aveva lo sguardo perso in cose che solo lui poteva vedere. Dapprima parve non aver sentito, ma poi disse parlando lentamente.
– Non parlare del Cielo senza sapere quel che dici, affinché esso non si adiri. Fra te e gli uccelli vi è una sola differenza e tu puoi superarla facilmente. Fallo e sarai come loro! –
Ora il giovane contadino appariva meravigliato e interessato: cosa poteva mai essere ciò che gli impediva di godere della stessa libertà degli uccelli? Ci pensò un attimo e poi non resistette al desiderio di chiederlo.
– Venerabile saggio, ve ne prego, ditemi cos’è che mi rende differente dagli uccelli e insegnatemi cosa posso fare per diventare come loro! –
L’anziano Sun non volse la testa. Rimase perfettamente immobile con gli occhi del volto puntati sul fiume e quelli della mente persi oltre il visibile. Poi abbassò lo sguardo al terreno, lentamente si alzò, raccolse il suo bastone e bonariamente ne scosse via un bruco che vi stava salendo. Infine, si volse alla strada e, senza guardare il giovane, disse dolcemente:
– Gli uccelli non hanno né casa, né vacche. Ogni cosa che possiedi ti possiede e ti lega. Rinuncia alla casa e alle vacche, lascia tua moglie, abbandona ciò che hai e diventerai come gli uccelli. Sta solo a te scegliere fra le cose o la libertà. Il Cielo, figlio mio, non c’entra. –
Poi sorrise lievemente e riprese la sua strada, lasciandosi alle spalle il contadino con le sue invisibili catene.
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